Convegno, “Il nuovo colonialismo energetico e militare di ENI”

Mentre la crisi energetica si abbatte sulle persone attraverso bollette alle stelle e inflazione a doppia cifra, c’è chi esulta per il parallelo aumento dei profitti. È il caso di ENI, la multinazionale dell’energia che soltanto nel terzo trimestre del 2022 ha conseguito un utile netto di 10,80 miliardi di euro.

La speculazione sul mercato finanziario di Amsterdam, all’origine dell’incremento spropositato del gas, è soltanto uno degli aspetti da analizzare quando si parla di energia.

Troppo spesso, infatti, lo sfruttamento italiano delle fonti fossili – carbone, petrolio e gas – è realizzato in combutta con le istituzioni. Una complicità, quella tra Eni e lo Stato, di cui Gela è uno dei simboli più evidenti. 

Dopo aver consumato per più di 60 anni il petrolio del sottosuolo, il cane a sei zampe si appresta a far diventare la città siciliana la capitale italiana del gas. Senza reali benefici per il territorio.

Dopo il GreenStream, il gasdotto che porta il gas dalla Libia, a breve sarà la volta di Argo-Cassiopea, il gasdotto sottomarino che porterà il gas alle industrie del Nord, e successivamente del Melita Pipeline, che invece porterà il gas all’isola di Malta.

Tre gasdotti in pochi chilometri quadrati e di cui neanche una goccia viene destinata a Gela, considerata invece zona di passaggio e di sacrificio. 

Ecco perché una vasta rete di realtà sociali ha organizzato un convegno, che si svolgerà sabato 10 dicembre alla Pinacoteca comunale, affinché venga proposta un racconto alternativo e critico rispetto al coro unico che domina in città.