Eutanasia. Per Cappato uccidere è diritto civile

«Caro Marco Cappato, uccidere non è un diritto civile, accompagnare una persona malata a porre fine alla sua vita non è un atto di civiltà. L’unico diritto inviolabile delle persone malate è quello di essere accolte, curate, assistite e avere la possibilità di accedere facilmente alle cure palliative.

Per l’ennesima volta Cappato tenta attraverso la violazione della legge italiana di far pressione sull’ordinamento italiano perché vengano riconosciuti e legalizzati il suicidio assistito e l’eutanasia, nel caso specifico addirittura ammettendo che l’uomo che ha accompagnato in Svizzera affetto da Parkinsonismo atipico non rientra nei casi previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso di Dj Fabo.

Chiediamo quindi a Governo e Parlamento di intervenire affinché siano finalmente messi in atto tutti gli aiuti necessari per sviluppare le cure palliative, le attività degli hospice e l’assistenza ai malati e ai loro familiari così come previsto dalla legge legge n. 38 del 2010».

Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus.