Cina, si festeggia il ventesimo Congresso del Partito Comunista Cinese

In Cina, da oggi sino al 22 ottobre si tiene, a Pechino, il ventesimo Congresso del Partito Comunista Cinese. Parte dell’intervento di apertura del presidente cinese, Xi Jinping, si è concentrato su Taiwan: la riunificazione “della patria ci sarà e sarà sicuramente realizzata”, ha detto. E ha poi aggiunto: “Abbiamo dimostrato grande capacità contro l’indipendenza di Taiwan“.

Poi anche un passaggio sulla lotta alla pandemia di Covid-19: “Abbiamo messo al primo posto le persone e le loro vite, lanciando una ‘ guerra del popolo ‘ contro il virus”, ha detto il presidente Xi Jinping.

Il Pil cinese, ha spiegato inoltre il presidente, è salito da 54.000 miliardi di yuan a 114.000 miliardi (circa 16.000 miliardi di dollari), pesando per il 18,5% dell’economia mondiale (+7,2%).

La Cina ora deve puntare allo sviluppo “di alta qualità”, tra “hi-tech di alto livello e meccanismo di innovazione tecnologica”. “Dobbiamo essere consapevoli dei potenziali pericoli e preparati per gli scenari peggiori. Dobbiamo sfruttare il nostro indomabile spirito combattivo per la nostra causa”, ha detto ancora Xi.

Il presidente cinese ha poi chiuso il discorso di apertura al XX congresso del Partito comunista con un appello all’unità

“Manteniamo la ferma fiducia, restiamo uniti come una sola persona e andiamo avanti con determinazione”, ha affermato il presidente ribadendo ancora una volta il concetto dell’unità, di fondamentale importanza per “costruire un Paese socialista e moderno in tutti gli aspetti e far avanzare il ringiovanimento nazionale su tutti i fronti”.

L’intervento di Xi è durato poco più di un’ora e 40 minuti, molto meno di quello di oltre tre ore tenuto cinque anni fa.

Durante il congresso 2.300 delegati provenienti da tutto il Paese eleggono il nuovo comitato centrale composto da circa 200 membri effettivi e 170 supplenti, cioè senza diritto di voto.

Una volta costituito, il nuovo comitato centrale elegge il Politburo (25 membri), il comitato permanente del Politburo di sette membri e il segretario del Partito, cioè la carica suprema (in foto, gli agricoltori dello Shandong compongono con il grano la scritta “XX Congresso del Partito Comunista cinese”).

Al termine del Congresso, in data 23 ottobre, avverrà il ricambio della classe dirigente del Partito comunista, che però non toccherà Xi Jinping: per lui è previsto un finora inedito terzo mandato da segretario generale del partito, che significa restare in carica anche come presidente della Repubblica.

C’è una ragione se difatti nessun politico cinese ha superato i 70 anni guidando il Paese: nell’ex Celeste Impero le vecchie regole prevedevano un cambiamento di leadership ogni dieci anni e per Xi, insediatosi nel 2012, questo sarebbe stato il momento di passare la mano.

La modifica però introdotta nel 2018 gli ha permesso di restare in sella oltre il secondo mandato, rimandando così il passaggio di consegne.

UN NUOVO PREMIER

Per un presidente (e segretario generale) che resta, c’è un premier che va. È quasi certo che Li Keqiang, numero due del partito e premier, non sarà confermato, anche per volontà dello stesso interessato che ha dichiarato di essere arrivato a 67 anni alla fine della sua carriera politica pubblica (potrebbe restare ancora nei quadri del partito).

Al suo posto sembra essere in pole Wang Yang (67 anni), attualmente il numero quattro della gerarchia, che ha la fama di essere attento allo sviluppo economico e alle esigenze delle imprese private.

fonte https://tg24.sky.it