Di Matteo-Bonafede: dove sta la verità?
“Quanto è avvenuto tra il giudice Nino Di Matteo ed il ministro Alfonso Bonafede a proposito della guida delle carceri (DAP) è stata una bufera a ciel sereno”; lo scrive Salvatore Giunta, Consigliere Nazionale Unità Siciliana – LE API in una nota inviata alla stampa.
“Tutto nasce nel 2018 allorquando il Ministro offre al consigliere del CSM Di Matteo la direzione del DAP, incarico importantissimo per la lotta alla mafia.
Tanto importante da destare preoccupazione e sgomento a molti boss mafiosi che ne parlano in alcune intercettazioni”.
“Bonafede allora fa marcia indietro, vogliamo credere che la causa non siano le intercettazioni, offrendo a Di Matteo altro incarico che il Consigliere rifiuta; continua Giunta, Bonafede attribuisce quindi a Francesco Basentini la direzione del DAP.
Ci chiediamo perché ci sono stati 376 detenuti mandati ai domiciliari per ragioni di salute, sembrerebbe a causa di un atteggiamento poco collaborativo con i giudici di sorveglianza del DAP guidato da Francesco Basentini, e soprattutto perché si è preferito sostituirlo in corsa con il PG di Reggio Calabria Dino Patralia?
Dove sta la verità? O Basentini aveva agito bene e non era necessario sostituirlo, o aveva agito male e allora il nuovo terremoto giudiziario è più che giustificato”.
“Vengono tristemente a galla i nostri ricordi: i tempi in cui la lotta alla mafia si faceva senza se e senza ma; i tempi in cui Falcone e Borsellino istruirono il maxiprocesso segregati all’Asinara e, alla fine del soggiorno… obbligato, venne loro presentato il conto del vitto e dell’alloggio!
Altri tempi, altre storie, altro senso del dovere, ma allora si sapeva, senza ombra di dubbio, chi stava dalla parte dello Stato e chi dalla parte della mafia, chi rischiava la vita e chi invece per anni ha vissuto comodamente, all’ombra di Giovanni e Paolo, sbandierando un’antimafia di facciata che nulla aveva a che fare con il sacrificio pagato dai due magistrati siciliani.
Ci sentiamo di ribadire, conclude Giunta, quanto ci hanno insegnato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: bisogna scegliere da che parte stare, in modo netto, inequivocabile, o con la mafia o contro la mafia, o con l’anti stato o con lo stato, o con gli assassini e i criminali o con la giustizia e la Costituzione”.