Gela, Rapporto Sentieri: “Verificare l’esposizione nella catena alimentare”

È stato pubblicato oggi un articolo a firma di Agostino Laudani di Focus Sicilia dove emergono sconvolgenti verità e, seppur già conosciute dal territorio, dati sulla situazione epidemiologica nei Siti di interesse nazionale; in particolare la condizione attuale di Gela.

Oltre il 55 per cento dei 72 mila abitanti vive in aree del territorio che vengono considerate “ad alto livello di deprivazione”, perché rientrano in un quadro socio-economico penalizzante anche per via dell’inquinamento.

Sono alcuni dati dell’ultimo Rapporto Sentieri, lo Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento, che analizza periodicamente la situazione nei Siti di interesse nazionale (Sin) d’Italia.

La Sicilia ha quattro siti (gli altri sono Priolo, Milazzo, Biancavilla) e Gela viene registrata la presenza di impianti chimici, petrolchimico, raffineria e discarica. Dal 2014 però sono ferme le linee di produzione tradizionali del petrolchimico, mentre dal 2019 è entrata in funzione la nuova bioraffineria, che occupa un’esigua porzione del territorio industriale.

Dallo studio emerge come il tasso di mortalità prematura per malattie croniche, rispetto a quanto avviene nel resto della Sicilia, sia aumentato dell’1,2 per cento nei maschi (3,8/100 mila casi) anche se è diminuito del 2,7 per cento nelle femmine (5,1/100 mila casi).

La finestra temporale esaminata è quella tra il 2013 e il 2017 per la mortalità e tra il 2014 e il 2018 per i ricoveri ospedalieri.

Malattie respiratorie nei più giovani

Il “profilo di salute generale” si ricava dai dati della mortalità e dei ricoverati e nel caso di Gela continua ad essere critico, così come emerso dai precedenti rapporti. La mortalità è in eccesso in entrambi in generi e per tutti i tumori maligni.

La novità è un calo nei ricoverati per le malattie dell’apparato urinario, che in precedenza erano in eccesso. Quanto, invece, alle cause associabili alle fonti di esposizioni ambientali, e quindi al profilo di salute definito “specifico”, c’è un eccesso sia per la mortalità che per i ricoverati, per l’insieme dei tumori maligni e in particolare per il colon retto e per i tumori dello stomaco.

Per i maschi si osserva un eccesso per tumore al testicolo e per i linfomi non Hodgkin. Nelle femmine gli eccessi di ricovero riguardano invece il tumore alla mammella, dello stomaco, e della sola mortalità per i tumori del tessuto connettivo e della vescica.

Eccessi in entrambi i generi per il gruppo delle malattie respiratorie: qui i tanti ricoverati per malattie respiratorie acute, che nel precedente rapporto investivano le classi di età pediatrico-adolescenziali e giovanili, sono superiori all’atteso solo tra i giovani adulti tra i 20 e 29 anni.

Il quadro è poi confermato per le anomalie congenite: restano rilevanti quelle a carico del sistema urinario e dei genitali e sono confermate anche dai dati del registro regionale delle malformazioni congenite.

Il rischio più alto tra gli operai e i residenti a Gela

Uno studio, coordinato dall’Istituto superiore di Sanità in collaborazione con l’assessorato regionale della Salute, ha analizzato i trend temporali di mortalità tra il 1980 e il 2014 e l’incidenza tumorale tra il 2007 e il 2012 e ha fornito ulteriori informazioni.

Analizzato il rischio occupazionale, il confronto ha riguardato gli operai rispetto agli impiegati, e i lavoratori residenti a Gela rispetto a quelli residenti altrove.

Emergono molteplici eccessi di rischio sia tra gli operai che tra i residenti a Gela e si confermano le osservazioni di eccessi di rischio per il tumore del polmone e per le malattie urinarie, patologie in qualche modo associabili ai contaminanti presenti nel contesto sia occupazionale che residenziale.

L’aggiornamento dei dati ha fatto registrare inoltre un aumento del rischio per i tumori del colon retto sia tra gli operai che tra i residenti a Gela, un aumento del rischio per i tumori alla vescica negli operai e del sistema nervoso centrale tra i residenti a Gela e un eccesso di leucemia tra gli operai.

Elementi che suggeriscono “che il contesto di vita dei residenti a Gela – si legge nel rapporto – presenti dei fattori eziologici, compresi gli inquinanti, frutto della contaminazione con sorgente il petrolchimico, che favoriscono i rischi in eccesso osservati”.

Relazioni tra inquinamento e uso del territorio

Altri due studi distinti, citati da Sentieri, hanno permesso di valutare la presenza e il livello di metalli inorganici in campioni biologici di uccelli e in campioni di suolo in tre aree siciliane compresa quella di Gela, e la valutazione dei livelli di elementi in traccia (metalli) nei campioni di capelli umani di adolescenti che vivono vicino a impianti petrolchimici.

Nella piana di Gela, sono stati rinvenuti valori maggiori rispetto alle altre aree (Ragusa e Priolo) di arsenico, cobalto, rame, magnesio e selenio, anche se non c’è nessun valore critico né rispetto ai limiti del Codice dell’Ambiente (Dlgs 152/2006), né rispetto ai limiti tossicologici per gli uccelli.

Lo studio sui capelli degli adolescenti ha rilevato la presenza di elementi in traccia per le aree industriali, associabili alle contaminazioni legate ad attività petrolchimiche e indipendenti dal contesto urbano.

“Approfondire il monitoraggio” è tra le raccomandazioni del rapporto Sentieri, soprattutto il ripetersi di anomalie congenite a carico del sistema urinario e dei genitali.

Per quanto riguarda più in generale l’esposizione della popolazione “è prioritario verificare la presenza di esposizioni a sostanze tossiche ancora presenti nell’ambiente di vita, a partire dalla catena alimentare”, suggeriscono gli esperti.

Le complicate operazioni di bonifica

Il Sin di Gela si estende per 800 ettari, perimetrati nel 2000. Il polo industriale è multisocietario e questo ha reso le operazioni di bonifica più complesse, per la presenza di aree attive e di altre già dismesse.

Le aziende coinvolte e citate dal ministero dell’Ambiente nell’ultimo aggiornamento sullo stato di avanzamento delle bonifiche sono Eni-Raffineria di Gela, Versalis (ex Polimeri Europa), Eni Rewind (ex Syndial), Isaf, Enimed, Ecorigen.

Nell’area si trovano inoltre la Riserva naturale del Biviere di Gela (Sito di importanza comunitaria), i fiumi Gela e Acate-Dirillo, i torrenti Gattano e canale Valle Priolo. L’accordo di programma tra ministero e Regione per le bonifiche risale al dicembre 2020.

Diversi gli interventi già eseguiti sia sui suoli che sulle acque sotterranee.

Tra questi, la posa di due barriere idrologhe per evitare la migrazione dei contaminanti presenti in acque sotterranee dall’interno verso il mare e la sperimentazione in atto tra Ispra, Arpa Sicilia ed Eni Rewind con campionamenti passivi per valutare le oscillazioni dei contaminanti dal terreno alla falda.

Tuttavia, le opere di bonifica vere e proprie sono nella fase iniziale e gli stessi progetti, necessari per proseguire, pochi mesi fa erano giunti appena al 30 per cento di avanzamento.

Fonte https://focusicilia.it