Milano e Roma non rinunciano all’incasso delle multe arretrate
Annunci che non sorprendono: con la fame di fondi che hanno, le amministrazioni comunali di Milano e Roma hanno deciso di non aderire allo stralcio automatico delle cartelle esattoriali (leggi: la riscossine delle multe arretrate), avvalendosi della facoltà loro concessa dalla legge di Bilancio. Il tutto nascondendo il disperato fabbisogno di riscuotere denaro dagli automobilisti anche con un manto di moralismo.
Decisione lombarda. La giunta di Palazzo Marino, infatti, sostiene, nella delibera da sottoporre al consiglio comunale, che “provvedimenti di sanatoria simili a quelli introdotti dall’ultima finanziaria disincentivano i comportamenti virtuosi e contrastano con il principio di equità nei confronti dei cittadini”. Chi deve al Comune di Milano importi fino a mille euro iscritti a ruolo fra il 2000 e il 2015, quindi, non potrà beneficiare dello stralcio automatico di interessi e sanzioni, a meno di non versare il capitale dovuto oltre alle spese per le procedure esecutive e di notifica, come previsto dalla stessa legge finanziaria sia per i tributi locali (come Imu e Tari, la tassa sui rifiuti), sia per le sanzioni dovute a infrazioni al Codice della strada.
Orientamento romano. Sulla stessa linea l’orientamento della giunta capitolina che, però, perlomeno ammette che la decisione è dettata dal fabbisogno finanziario: per il Campidoglio, infatti, si tratterebbe di rinunciare a circa 280 milioni di euro di entrate non pagate, antecedenti il 2015. “Scegliamo di non applicare lo stralcio”, ha dichiarato la vicesindaca e assessora al Bilancio Silvia Scozzese, “perché non possiamo rinunciare a risorse fondamentali in una capitale che già riceve molto meno di quanto necessario”. Le ha fatto eco il sindaco Roberto Gualtieri, secondo il quale “si tratterebbe altrimenti di ridurre servizi alle persone per 60 milioni di euro l’anno per cinque anni: servizi come l’assistenza ai disabili, il trasporto pubblico, gli asili nido”. Comprensibile e onesto.