Autonomi e partite IVA, il presidente Eugenio filograna sul nuovo decreto riguardante flat tax ed il reddito di cittadinanza
La manovra approvata dal governo riguardante la flat tax che ha innalzato il reddito per gli autonomi e partite iva da 65 a 85 mila euro, nonostante fosse stato precedentemente annunciato dallo stesso Ministro Salvini che dovesse essere estesa a 100 mila euro, è un segnale di buona volontà, ma non è la soluzione che potrà risolvere i problemi delle micro imprese, così come non lo è la semplice detassazione ai premi per i dipendenti.
Un po’ di respiro può avvenire invece, per la “tregua fiscale”, che però sembra essere quell’ apparente miglioramento degli ammalati affetti da una malattia grave poche ore prima della morte. In sostanza il canto del cigno.
La Flat tax di Salvini, in effetti, sembra essere la rivisitazione di quella di Renzi che l’aveva introdotta con il limite di 35.000 euro l’anno.
Qualche anno dopo Salvini l’ha portata a 65.000 euro ed oggi a 85.000. È un piccolo aiuto, ma il nostro programma dell’Associazione Nazionale Autonomi e partite iva prevede zero tasse e zero contributi fino a 100.000 €.
È l’unico modo per rilanciare l’economia. Senza gli autonomi e le partite Iva che ripartano da zero debiti, senza pagare tasse e contributi, fino a 100 mila euro annui, pur mantenendo l’assistenza sanitaria, il nostro paese rimarrà sempre ingessato ed in perenne crisi.
Bisogna, invece, superare il pregiudizio della sinistra nei nostri confronti. Un governo di centro destra serve soprattutto a questo. Per la sinistra ciò sembrerebbe un regalo, in verità sarebbe il vero rilancio dell’economia.
Se il governo analizzasse ed osservasse le opportunità del nostro “risanamento equitativo, del condono o della pace fiscale,” non avremmo problemi di nessun genere. Potremmo allora fare a meno dei prestiti e dell’Europa.
Rimangono i pregiudizi nei confronti di tutte le partite iva e degli autonomi che riguardano milioni di persone, la somma del cui fatturato costituisce il prodotto interno lordo del nostro Paese.
Sulla evasione fiscale si è costruita una errata politica tributaria. Tutto questo porta alla conclusione che l’evasione fiscale in Italia non esiste se, alla fine dell’anno, gli Autonomi e le Partite Iva hanno pagato tre volte di più, nell’esercizio della propria attività, l’importo che avrebbero dovuto pagare allo Stato come tassazione.
Solo qualche giorno fa abbiamo ribadito la nostra contrarietà al RDC che, secondo noi, doveva essere sostituito con un contributo di “Assistenza alla povertà” per coloro che realmente non sono in grado di lavorare.
Il governo non se l’è sentita di prendere una decisione forte a riguardo, prorogandola fino al primo gennaio 2024, quando si dovrebbe abrogare per tutti gli “occupabili”.
In realtà questo significa tenere inattive centinaia di migliaia di persone per un altro anno, penalizzando imprese che hanno bisogno di manodopera, soprattutto nel settore ristorativo e turistico che rappresentano dei punti fermi della nostra economia.
La cancellazione immediata del RCD per le persone abili al lavoro non solo avrebbe fatto risparmiare più di 1 ,5 miliardi di euro allo Stato, ma avrebbe aiutato queste persone a cambiare la propria mentalità passando dall’ozio alla ricerca di una motivazione, quella che gli Americani chiamano “Get back on track” (rimettersi in pista).
Dopo un anno, una persona che è rimasta sul divano di casa diventa un pericolo per la sanità pubblica. Sono infatti aumentati i casi di depressione e di sindrome ansiosa.
Il nuovo governo deve avere il coraggio di prendere delle decisioni: non serve l’aspirina, ma un cambiamento radicale.