Viaggio tra miti e leggende dell’abbazia di san Galgano nel cuore della Toscana

Tutto il mondo conosce la storia dei cavalieri della Tavola Rotonda e di Re Artù: l’eroe del ciclo bretone che, secondo la leggenda, riuscì ad estrarre una spada dalla roccia.

Racconti e miti che nei secoli hanno alimentato l’immaginazione e la fantasia di molti artisti e registi, senza mai trovare fondamenti storici alla vicenda. Eppure, in Italia esiste un luogo, unico e dal fascino intramontabile, dove è possibile imbattersi in una spada conficcata nella roccia.

Per trovarla, occorre andare in Toscana, sull’Eremo di Montesiepi, a pochi chilometri da Siena. Qui si trova l’Abbazia di San Galgano: un’immensa struttura costruita per iniziativa dei monaci cistercensi, seguaci del Santo.

L’abbazia venne edificata a duecento metri di distanza da una piccola cappella di forma circolare, detta anche “rotonda”: il primo nucleo voluto dal santo stesso dove tuttora si trova la spada nella roccia di San Galgano.

La reliquia si trova al centro della cappella, dove dal pavimento sporge uno sperone di roccia, al cui interno è incastonata la spada in ferro, forgiata all’incirca nel 1170.

Secondo la leggenda, la spada appartiene a Galgano Guidotti, un nobile di Chiusdino che si convertì al Cristianesimo dopo l’apparizione dell’Arcangelo Michele: la storia narra di come questo giovane rinunciò alla vita di divertimento e capricci che aveva condotto fino a quel momento per seguire la via della preghiera e della meditazione.

Per suggellare questo cambiamento netto, Galgano trafisse con la sua spada una roccia, formando una croce con l’elsa. Subito dopo la sua morte, avvenuta nel 1181, venne costruita la “Rotonda”: una cappella dedicata a quest’uomo devoto e conosciuto in tutto il territorio che fu fatto santo.

Successivamente, venne edificata l’Abbazia di San Galgano, un’elegante struttura dallo stile romanico – gotico che ad oggi è visitabile, seppur priva del tetto. Per anni ebbe grande importanza, poi a causa della peste venne abbandonata e affidata ad un uomo che, per ripagare i suoi debiti, vendette tutto il piombo presente nel tetto, decretandone la rovina.

Nonostante tutto, l’Abbazia di San Galgano resta un luogo magico, immerso nel silenzio della collina, avvolto da un alone di mistero. C’è infatti un’altra leggenda legata a questo luogo: si narra che il Santo Graal fu nascosto nei sotterranei della rotonda di Montesiepi e che fosse stato lo stesso San Galgano a custodire la famosa coppa dell’ultima cena di Gesù.

Se sia vero o no, nessuno lo sa, ma di certo la spada conficcata nella roccia dal santo è ancora là e ben visibile: in molti hanno provato ad estrarla tanto che nella cappella, oltre ad alcuni affreschi di Ambrogio Lorenzetti, sono visibili in una teca gli scheletri di due braccia e mani, risalenti al XII secolo.

La leggenda narra che si tratta dei resti degli invidiosi che tentarono di estrarre dalla roccia la spada di San Galgano: un’arma così famosa che forse influenzò persino Chrétien de Troyes, autore del ciclo bretone, che passando dalla Francia all’Italia attraverso la via francigena probabilmente sentì parlare del santo e del miracoloso gesto.

Ad incantare i visitatori, oltre ai miti che ruotano a questo edificio, è l’immenso verde che circonda l’eremo: un’oasi di pace dove rifugiarsi per godersi la tranquillità e dove meditare avvolti da un’atmosfera unica nel suo genere.

Da qui, il percorso alla ricerca del benessere fisico e mentale prosegue verso la Bolgheri Coast, nel Golfo di Follonica: qui si potrà vivere un soggiorno immersi in un parco naturale di 5 ettari e nei profumi della Maremma Toscana, a pochi passi dal mare.