Un Ministero per gli Autonomi e Partite Iva. Sottoscritto un propocollo d’intesa tra l’On. Caroppo ed il Sen. Filograna Presidente dell’Associazione Nazionale Autononomi e Partite Iva

Le PMI italiane impiegano l’82% dei lavoratori (ben oltre la media Ue) e rappresentano il 92% delle imprese attive. Quest’ultimo dato sembrerebbe in linea con l’Europa, se non fosse che in Italia ben il 95% delle PMI è rappresentato dal comparto delle micro imprese.

A livello di definizione europea-recepita poi anche in Italia- la micro impresa è quella con un fatturato al di sotto di 2 milioni di euro e un numero di addetti non superiore a 10; mentre da codice civile (art. 2435-bis) la micro impresa è quella che non supera i 350.000 € di fatturato annuo. Nel concetto di microimpresa sono equiparati anche professionisti, artigiani ecc.

In Italia gran parte delle microimprese sono proprio quelle da definizione del codice civile (sotto 350.000 € di fatturato).

Il fatturato e reddito sono concetti diversi. È sempre più frequente che i redditi che residuano alle piccole Partite Iva- tolti costi e tasse- siano perfino inferiori a quelli dei loro stessi dipendenti, sulla soglia della povertà o addirittura in negativo; ossia lavorano ed a fine anno devono trovare soldi per poter pagare i debiti e continuare a lavorare l’anno successivo.

L’esiguità del fatturato delle piccole Partite Iva è tale che -se la legislazione, convinta di aiutare la categoria o di sconfiggere l’evasione, continuerà a introdurre novità normative e complicazioni burocratiche e tecnologiche- di fatto affosserà il tessuto economico italiano più diffuso e con questo tutti i loro dipendenti e relative famiglie.

Infatti le piccole Partite Iva spesso non hanno né la forza economica né la cultura per procurarsi informazioni che le permettano di rimanere regolari rispetto i continui cambiamenti di norme e che le permettano di conoscere istituti a loro supporto. 

È a tutti noto che la maggioranza delle microimprese delega gli adempimenti burocratici a risorse interne, che neppure frequentano corsi di formazione o aggiornamento. Il tutto per non aggravare i costi già gravosi della normale gestione d’azienda, attraverso continui consulti con studi contabili o legali.

Solo per citare alcuni esempi, la fatturazione elettronica estesa ad ogni tipologia di Partita Iva (anche le più piccole e anche a regime semplificato) hanno determinato scene fantozziane di piccoli artigiani esasperati anche solo per la difficoltà di inserire nel documento XML diciture che comunemente erano riportate nel loro documento tradizionale ma che il sistema di interscambio scartava con un codice errore.

O ancora l’eccessivo quantitativo di moduli e questionari obbligatori da compilare (pena sanzioni!) che periodicamente vengono inviati a mezzo PEC. In genere la quantità di documentazione da fornire periodicamente alle varie amministrazioni (locali e nazionali) risulta sproporzionata e spesso ridondante.

Anche per misure di aiuto- quali ad esempio gli ammortizzatori sociali previsti durante il COVID- la gestione della documentazione è stata estremamente complessa ed ha richiesto molte ore di lavoro aggiuntive e costi di professionisti da pagare per “venirne a capo”.

Insomma sono necessarie mediamente 4 ore di lavoro quotidiano per tutte le necessità burocratiche. Si tratta di un costo insostenibile da parte di una piccola Partita Iva. Il che significa che quelle che non avranno sufficiente tempo, cultura o risorse economiche per “stare al passo”, saranno penalizzate da sanzioni o, peggio, saranno a rischio chiusura o fallimento.

Stesso discorso per riuscire a districarsi nella normativa emanata a supporto delle piccole Partite Iva; norme che prevedono istituti dai nomi altisonanti o d’effetto ma che sovente non vengono capite, o peggio, non vengono neanche conosciute. Si vedano le norme per: favorire la transizione digitale e green; i fondi di transizione industriale, le norme sugli investimenti 4.0; le norme sulla delocalizzazione; i contratti di sviluppo; la cd legge salva suicidi, gli incentivi di vario genere.

Queste norme sono sicuramente d’aiuto ma non per la categoria che avrebbe più bisogno di essere aiutata, che probabilmente non sa neanche cosa significhino questi nomi.

Per questo ad oggi le microimprese non si sentono sufficientemente rappresentate a livello politico nazionale.  Manca un approccio concreto, che tenga conto della loro piccola dimensione.

Tra l’altro il continuo appesantimento burocratico e tecnologico comporta una dequalificazione dell’artigianato e delle professioni – e, quindi, della tradizione italiana- in quanto il loro tempo, non essendo illimitato, viene eccessivamente assorbito da attività estranee. Si arriva così agli scenari più cupi, che sono in crescita: cessazione di attività, disperazione e finanche suicidi.

L’Associazione Noi Partite Iva ritiene necessario che vi siano degli Enti (che potrebbero essere un Ministero e degli Assessorati) che forniscano indicazioni e/o suggerimenti per la redazione di nuovi testi normativi (e modifiche di quelli già esistenti) che abbiano un impatto sulle piccole Partite Iva, di guisa da valutarne la concreta fattibilità ed utilità e da verificare che non comportino un aggravio di costi, bensì un alleggerimento di tempo, di impegno economico e di stress.

Inoltre tali Enti sarebbero anche deputati al monitoraggio di cui si parlerà in seguito.

Pertanto il Progetto primario dell’Associazione è quello di istituire un Ministero degli Autonomi e Partite Iva o un Sottosegretariato di un equipollente Ministero o una funzione di un Consiglio permanente in un Ministero adeguato con delega soprattutto per le Microimprese e che sia composto solo ed esclusivamente da persone che abbiano una Partita Iva di qualunque tipo.

Inoltre, a livello regionale e comunale, il Progetto prevede la necessità di istituire un Assessorato degli Autonomi e Partite Iva con la medesima funzione relativamente agli obblighi territoriali, nonché per la raccolta di dati essenziali relativi agli Autonomi e Partite Iva del territorio che saranno poi messi a disposizione dello Sportello di cui si parlerà nel proseguo.

Gli Sportelli saranno costituiti a livello territoriale e saranno denominati “Salva, aiuta e orienta Autonomi e Partite Iva”.

Funzione dello Sportello è di fornire, attraverso professionisti tecnici volontari dell’Associazione, un primo livello di consulti gratuiti alle piccole Partite Iva sui seguenti argomenti:

1) strumenti e norme per affrontare stati di difficoltà (ad esempio la legge salva suicidi-sovra indebitamento o le procedure previste dalla nuova legge fallimentare); 

2) spiegazione di nuove normative, con particolare riferimento a nuovi adempimenti burocratici o agevolazioni;

3) consulti in materia di finanziamenti di vario genere;

4) consulti per rateizzare cartelle esattoriali e per affrontare piani di rateizzazione di qualsivoglia situazione debitoria legata all’attività professionale o di impresa;

5) sostegno psicologico nel caso si ravvisassero persone a rischio suicidio e comunque in stato di grave depressione;

6) accesso a fondi speciali in caso di situazioni di particolare meritevolezza (da valutare con indici predeterminati ed obiettivi da determinarsi);

7) consulti per chi volesse aprire una Partita Iva.

Infine il Progetto dell’Associazione prevede la creazione di una banca dati con un censimento completo ed aggiornato in tempo reale degli Autonomi e delle Partite IVA, da mettere a disposizione- in base ai vari territori- agli Sportelli, che contatteranno le piccole Partite Iva a mezzo mail per rendere noto il servizio gratuito.

La conoscenza dei dati statistici e della situazione completa ed aggiornata della classe produttiva del posto, sarà necessaria anche all’Amministrazione locale e nazionale per predisporre interventi normativi più mirati ed efficaci.

Inoltre il Progetto prevede di istituire anche a livello Europeo un Ente che si faccia portavoce della peculiarità delle Micro-Partite Iva, dei loro dipendenti e famiglie.