Dal Congo lettera di un gelese che descrive la situazione dei rimpatri che stanno vivendo i lavoratori e connazionali

Una nota è giunta in redazione scritta da un lavoratore che si trova, per motivi di lavoro, nella Repubblica del Congo, il quale denuncia la situazione che alcuni gelesi e connazionali stanno vivendo.

Questo il contenuto integrale che possa giungere alle autorità competenti:

“Buongiorno, devo mettervi a conoscenza su tutto ciò che sta succedendo in Congo in questo periodo.

Dopo il primo caso di covid-19, su direttive governative, tutti i voli aerei dal 20/03/2020 sono stati annullati, quindi i connazionali italiani, che dovevano rientrare in Italia, hanno contattato sia il consolato di Pointe-Noire che l’ambasciata di Brazzaville.

Ad oggi abbiamo ricevuto, da parte dell’ambasciata italiana, informative che non ci comunicano nessuna data di partenza, ma ci hanno comunicato che stanno organizzando un volo con la compagnia Etiopia sottolineando che le spese saranno sostenute dai connazionali che devono rimpatriare.

Siamo la nazione che sbandieriamo il tricolore, uno dei paesi più industrializzati al mondo, con sani principi di libertà e altruismo.

L’ambasciata marocchina ha organizzato un volo per i connazionali marocchini che richiedevano di rientrare in Marocco.
L’ambasciata Tunisina ha organizzato un volo per rimpatriare tutti i tunisini richiedenti al rimpatrio.

L’ENI ha rimpatriato, con un volo privato, di 200 posti, solo 77 dipendenti lasciando vuoti i posti in eccesso solo perché non copre le assicurazioni dei loro dipendenti (se ricordo bene ENI è a partecipazione statale).

L’AirFrance ha organizzato il volo per il rientro in Francia per i loro connazionali.

Noi figli di nessuno aspettiamo ancora con ansia qualcuno che si svegli per permetterci di raggiungere le nostre famiglie.

Diffondete… Forse chissà, in questo periodo dove i media sono occupatissimi, qualcuno si ricorda di noi che siamo a lavorare all’estero non per scelta ma per bisogno”.