La violenza sommersa contro le donne: un dramma nascosto da affrontare
La violenza contro le donne è una realtà che attraversa ogni livello della società, e troppo spesso resta invisibile. Non sempre si manifesta con lividi o ferite, ma si insinua nei silenzi, nella paura, nella perdita di fiducia. Secondo i dati più recenti, otto donne su dieci non denunciano gli abusi subiti. Otto su dieci: una cifra che racconta l’immenso peso della solitudine e della sfiducia che ancora circondano le vittime. Esordisce così l’Avvocata Rosy Musciarelli, referente della sede di Gela dell’associazione nazionale “Save the Woman”.
A Gela, come associazione antiviolenza incontriamo donne che hanno vissuto sulla propria pelle quel silenzio. Alcune trovano il coraggio di parlare dopo anni di violenza, altre riescono solo a scrivere un messaggio, a cercare una via di uscita lontano da occhi indiscreti. Ogni volta che questo accade, ogni volta che una donna sceglie di chiedere aiuto, si apre uno spiraglio di speranza.
Il recente femminicidio di Veronica Abaza, uccisa dal compagno con una violenza inaudita, ha sconvolto la nostra comunità. È un dolore che tocca nel profondo, perché accade ancora una volta tra le mura domestiche, nel luogo che dovrebbe rappresentare sicurezza. E invece proprio lì, troppo spesso, la violenza cresce e si consuma nell’indifferenza generale.
Alla domanda del perché tante donne non denunciano l’Avv.ta Musciarelli risponde che le ragioni del silenzio sono molteplici. Molte donne non denunciano per paura di non essere credute o per timore di restare sole. Altre, dopo anni di manipolazione psicologica, finiscono per sentirsi colpevoli o per pensare di meritare ciò che subiscono. Esiste ancora una cultura che spinge le vittime a giustificare la violenza, a minimizzarla, a sopportare “per amore” o “per i figli”. Eppure, l’amore non umilia, non ferisce, non isola.
Riconoscerlo è il primo passo per interrompere il ciclo della violenza.

Forza di tutto ciò l’Associazione Save the Woman crede profondamente nella prevenzione attraverso la conoscenza e la consapevolezza. Porta, infatti, il suo messaggio nelle scuole, nelle università, nei luoghi pubblici, perché la violenza si combatte innanzitutto con la cultura. Parlare, educare, confrontarsi: è così che si costruisce una società capace di riconoscere e contrastare la violenza di genere.
Uno dei progetti più significativi di Save the Woman è il chatbot “NonPossoParlare”, un assistente virtuale che consente alle donne di ricevere aiuto in modo anonimo e sicuro. Attraverso i siti di enti pubblici, scuole e Comuni, è possibile ottenere informazioni e contatti utili anche quando non è possibile parlare a voce. Un clic può fare la differenza tra il silenzio e la libertà. È uno strumento semplice, ma potentissimo, che nasce proprio per arrivare a chi è ancora intrappolata nella paura.
In Sicilia, Save the Woman è presente in modo concreto e diffuso grazie all’impegno della Presidente Nazionale Rosella Scalone, che da anni lavora per sviluppare strumenti innovativi di prevenzione, e della Presidente Regionale Emanuela D’Arma, che coordina le iniziative locali con passione e competenza. A Gela, accanto all’Avv.ta Musciarelli opera un team straordinario di donne altamente qualificate come la Dott.ssa Aglalia Di Dio, la Dott.ssa Tiziana Provenzano, la Dott.ssa Silvia Gradito, la Dott.ssa Paola Sbirziola, psicologhe che accolgono e accompagnano le donne nel percorso di uscita dalla violenza, e la Dott.ssa Sara Antoci, esperta digitale che si occupa della comunicazione e della diffusione dei nostri progetti.
L’Associazione conta, inoltre, tra le sue file diverse docenti e medici ma anche imprenditrici e professioniste che portano una parte diversa, ma indispensabile, di questo impegno comune.
Per l’Associazione: “Cambiare si può, insieme abbiamo scelto di partire dalle scuole, perché crediamo che il cambiamento culturale nasca proprio lì, tra i giovani. Parlare di rispetto, linguaggio, emozioni e relazioni sane è la base per costruire una società più consapevole. Ogni volta che una ragazza o un ragazzo ci dice “non ci avevo mai pensato”, capiamo che la strada è quella giusta. La violenza non è un destino inevitabile. È una catena che si può spezzare con l’ascolto, con il coraggio, con l’unione delle forze. E noi continueremo a esserci, con determinazione, per dare voce a chi non può parlare. Perché nessuna donna debba più vivere nel silenzio. E perché nessuna violenza resti più sommersa”.
