E nei loro confronti è sempre stato paterno e generoso, «per ringraziarle della loro presenza nella mia esistenza». La più importante, la moglie Pia de’ Tolomei, non fa l’attrice, ma gli è stata vicino fino all’ultimo istante e, nei giorni scorsi, si era molto preoccupata «perché - diceva - Giorgio si dà troppo e non è più un ragazzo». Ma Albertazzi, il «perdente di successo», come aveva intitolato un suo libro, era fatto così: avrebbe voluto morire in palcoscenico, «a tutti gli attori piacerebbe: è la massima celebrazione, è meraviglioso» e raccontava un aneddoto a proposito di Molière: «Quando morì in scena mentre recitata il “Malato immaginario”, il pubblico in sala, che non si era accorto del decesso, mormorò: “stasera ha recitato male la parte del morto”... ed era morto davvero!». Insomma, morire in scena per Albertazzi, che la scena l’ha praticata per quasi settant’anni, era uno sberleffo. Approfondisci su corriere.it