E' in fondo la prova che ormai sta di diritto tra i grandi, i "senatori" del cinema italiano e che le sue opere scandiscono una stagione della nostra cultura. Del resto, se si guarda allo specchio, ritrova lo stesso sguardo intenso, il fondo ironico e distaccato del siciliano colto che lo caratterizzava anche da giovanissimo, quando seduce Goffredo Lombardo, il tycoon della Titanus che lo accompagna all'esordio con "Il camorrista" (1986). E' il debutto di un uomo di cinema oramai adulto: figlio di un sindacalista della CGIL, studente modello, regista teatrale da adolescente e poi dietro la macchina da presa per una serie di documentari, attivista politico nel PCI, trova anche i soldi per sostenere la produzione di Giuseppe Ferrara "Cento giorni a Palermo" e si guadagna così i gradi per firmare la seconda unità del film come regista. Approfondisci su ansa.it