Le inchieste hanno fornito qualche dettaglio in più su cose che già si sapevano da tempo e che erano circolate su altri giornali: Cambridge Analytica è finanziata da persone vicine alla destra statunitense, ha avuto come vicepresidente Steve Bannon (ex consigliere personale di Donald Trump ed ex capo del sito di notizie “alternativo” di destra Breitbart News) ed è sospettata di avere avuto contatti con la Russia, a sua volta accusata di avere interferito nella campagna elettorale per le presidenziali statunitensi del 2016.
Non è ancora chiaro quale sia stato esattamente il ruolo di Cambridge Analytica nella campagna elettorale di Trump, né in quella che ha poi portato alla Brexit nel Regno Unito, ma sappiamo che la società qualche anno fa ottenne da uno sviluppatore informazioni sui profili di circa 50 milioni di iscritti a Facebook. Queste informazioni erano state raccolte dallo sviluppatore con una semplice app che aderiva alle regole di Facebook, che però vietano di diffondere i dati ottenuti a società terze. Cambridge Analytica si autodenunciò a Facebook, che chiese la distruzione di quei dati, ma non sappiamo se ciò avvenne. Da allora Facebook ha cambiato le regole sulla raccolta dei dati (propri e delle reti di amici), ma ha comunque sospeso Cambridge Analytica solo quando ha scoperto che Guardian e New York Times stavano per pubblicare i loro articoli.