I fari degli investigatori, sono stati accessi nel febbraio scorso, quando un imprenditore gelese, titolare ed unico amministratore di una ditta individuale di costruzioni, con sede legale in città, ha confessato che dal novembre del 2013 all’agosto dell’anno dopo, per conto di una associazione gelese, presso il cimitero Farello, aveva realizzato 252 loculi, così come previsto dell’ampliamento cimiteriale. Per la realizzazione dei lavori, nel novembre del 2013, venne contattato personalmente dai due imprenditori oggi indagati, i quali gli proposero la realizzazione dei loculi per conto dell’associazione da loro rappresentata. Dopo qualche riunione, il costruttore concordò con i due imprenditori indagati, la realizzazione delle opere cimiteriali per un importo di 450.000,00 euro, iva inclusa. A lavori iniziati, però prima che il costruttore presentasse alla ditta committente la prima fattura di pagamento, al cimitero Farello si presentarono gli imprenditori committenti i quali con fare intimidatorio, ma senza dire specifiche parole minacciose, riferirono al costruttore che doveva assumere due loro parenti e se la loro richiesta non fosse stata accolta, gli avrebbero arrecato un danno, gli avrebbero bloccato i pagamenti ed i lavori e si sarebbero inventati qualsiasi cosa per danneggiarlo. Timoroso che gli venisse rescisso il contratto, ed in un periodo di magra, il costruttore fu costretto ad assumere un congiunto dei due. Ma nel dicembre del 2013 al cospetto del costruttore edile si presentò uno dei due imprenditori. Ed anche in questo caso, sempre con fare minaccioso, gli ribadì che doveva assumere anche suo nipote, altrimenti questa volta avrebbe fatto in modo di bloccargli i lavori, minacciandolo nuovamente che gli avrebbe provocato un danno. In quest’occasione, però, il costruttore disse di non poter assecondare la richiesta di assunzione del nipote perché aveva già tanti operai a libro paga. Ma non solo imposizione della manodopera: ogni qualvolta che presentava le fatture sullo stato di avanzamento dei lavori, il costruttore veniva costretto dai committenti a consegnare a titolo estorsivo, somme di denaro. Durante la sua testimonianza agli investigatori, la vittima ha raccontato di avere subito estorsioni dal novembre del 2013 all’agosto del 2014. Complessivamente 45.000 euro, versati in 5/6 soluzioni effettuate in occasioni del saldo dei vari stati di avanzamento mediante operazioni bancarie, cioè a dire la negoziazione di assegni che versava direttamente sul conto corrente dell’associazione riconducibile ad uno dei due taglieggiatori, il quale, di volta in volta, annotava su una agenda che custodiva presso l’agenzia i soldi che venivano versati. Gli investigatori hanno acquisito anche particolari su alcune movimentazioni bancarie riconducibili alle transazioni effettuate dalla vittima in favore dei due imprenditori funebri. Quest’ultimi, nel marzo scorso, furono denunciati dalla Polizia alla Procura della Repubblica di Gela, ritenuti responsabili del reato di estorsione continuata in concorso. Nel corso delle perquisizioni odierne sono stati sequestrati computer, materiale informatico, documentazione varia per ulteriori sviluppi investigativi e l’acquisizione di altre prove a carico degli indagati.
Gela, pizzo per lavorare a Farello: due denunciati
Perquisizioni domiciliari sono state eseguite questa mattina dalla Squadra Mobile di Caltanissetta e dagli agenti del Commissariato di Polizia di Gela, su disposizione dalla locale Procura, nei confronti di due imprenditori gelesi, titolari di agenzie funebri raggiunti da informazione di garanzia per estorsione continuata in concorso ai danni di un altro imprenditore edile che, per loro conto, aveva realizzato dei loculi all’interno del cimitero Farello di Gela. Le perquisizioni hanno interessato anche le sedi legali delle agenzie funebri a loro collegate.
Redazione
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