Salute: albo dei consulenti e periti medici, cambiano regole e requisiti

Garantire in Sicilia la massima competenza e trasparenza dei consulenti e periti medici che operano all’interno del sistema giudiziario, armonizzando criteri, procedure, requisiti e aggiornamento degli albi professionali.

In attesa che il governo nazionale ridisciplini la normativa di riferimento, il Tribunale di Palermo, l’ordine dei medici e l’ordine degli avvocati del capoluogo, il 27 marzo scorso, hanno riscritto i requisiti necessari e le modalità di gestione e controllo degli albi in un protocollo pilota da estendere agli iscritti di tutto il territorio regionale.

Siglato dai rispettivi presidenti, Antonio Balsamo (Tribunale), Salvatore Amato (Omceo) e Dario Greco (ordine degli avvocati), il documento “accelera la revisione dei criteri di selezione – hanno spiegato i firmatari – per assicurare professionalità e precisione delle perizie mediche affinché i professionisti siano in grado di garantire all’autorità giudiziaria un contributo qualificato e adeguato alla complessità di ogni singolo caso, in tutti i procedimenti civili e penali che richiedono un supporto conoscitivo sanitario”.

Presenti alla firma per l’Omceo di Palermo anche il consigliere segretario Silvana Muscarella e il consigliere Davide Albano.

L’albo rappresenta una risorsa importante perché fornisce al tribunale una lista di professionisti che possono essere nominati per consulenze tecniche e valutazioni medico-legali.

“Le nuove regole di accesso assicurano la massima competenza, che non significa solo avere una specializzazione, ma una concreta conoscenza della disciplina specifica oggetto di giudizio, a tutela della giustizia e del diritto del cittadino” ha sottolineato il presidente dell’Omceo e consigliere della Fnomceo Toti Amato.

Al centro dell’accordo la “speciale competenza”, che può emergere, oltre che dalla specializzazione, dal curriculum scientifico e formativo (corsi Ecm e di perfezionamento, master universitari) e dalle esperienze professionali, dalle posizioni ricoperte e le strutture dove l’attività è stata praticata, alle consulenze prestate. Valore aggiunto hanno anche le attività di ricerca, le pubblicazioni scientifiche e i riconoscimenti accademici.

Più in generale, il documento determina requisiti molto più stringenti rispetto al protocollo siglato nel 2018. Nel caso, ad esempio, si tratti di attività chirurgica, l’effettivo svolgimento dovrà essere documentato dal medico nei tempi e nei modi, indicando la tipologia degli interventi e il tempo trascorso.

Il protocollo disciplina l’ambito delle professioni sanitarie, ma non esaurisce tutti i profili.

Viene perciò considerata la possibilità di inserire alcune specializzazioni in nuove “sotto-categorie” previo confronto con le società scientifiche riconosciute in Italia, anche nella prospettiva della redazione di un glossario da fornire ai tribunali, ai Comitati territoriali che reggono gli albi, e ai singoli magistrati per la scelta degli esperti.

Il documento sarà aggiornato ogni due anni dal Comitato, composto dai delegati dei tre presidenti firmatari.

La scelta del perito o del consulente resta in capo al tribunale, mentre al Comitato spetta il compito di gestire l’albo, segnalare attraverso gli ordini le migliori professionalità, irrogare sanzioni e vigilare sul rispetto dei requisiti degli iscritti, periodicamente e a campione, comunicando eventuali incongruenze al presidente del tribunale affinché eserciti il potere disciplinare anche attraverso il magistrato delegato.

L’accordo, infine, prevede anche la realizzazione di un software da destinare ai tribunali per la tenuta degli elenchi, affermando il principio della massima trasparenza con la piena accessibilità telematica agli albi e ai fascicoli personali dei professionisti da parte degli uffici giudiziari.