Messe a tacere le lamentale dei sindacati sulla tassa piatta a 85mila euro

L’Associazione Nazionale Autonomi e Partite iva condivide totalmente lo studio fatto dall’Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre che in realtà conferma quanto più volte affermato dalla associazione di Eugenio Filograna che oggi conta oltre 500 mila aderenti che seguono il movimento sulla pagina nazionale.

Lo studio della C.G.I.A., come ha peraltro scritto il giornalista Nicolo Porro sul suo blog, “mette a tacere definitivamente le lamentele dei sindacati sulla tassa piatta a 85mila euro voluta dal governo Meloni”.

La flat tax non avvantaggia gli autonomi e le partite iva rispetto i dipendenti pubblici e privati che si vedono detrarre le tasse dalla busta paga.  

L’innalzamento a 85mila euro come più volte dichiarato dal presidente di Autonomi e Partite iva Eugenio Filograna, è un segnale di buona volontà, ma non è la soluzione che potrà risolvere i problemi delle micro imprese, così come non lo è la semplice detassazione ai premi per i dipendenti. 

La Flat tax a 85.000 è un piccolo aiuto, ma il programma dell’Associazione Nazionale Autonomi e partite iva prevede zero tasse e zero contributi fino a 100.000 €.

È l’unico modo per rilanciare l’economia.

Senza gli Autonomi e le Partite Iva che ripartano da zero debiti, senza pagare tasse e contributi, fino a 100 mila euro annui, pur mantenendo l’assistenza sanitaria, il nostro paese rimarrà sempre ingessato ed in perenne crisi.

Gli autonomi e le partite iva continuano a pagare più tasse dei lavoratori dipendenti.

Come ha riconosciuto la CGIA “Piccoli vantaggi si hanno solo nella fascia tra i 60 e i 65mila euro ed in questo caso gli autonomi e le partite iva con flat tax subiranno nel 2023 un prelievo fiscale annuo inferiore ai dipendenti di 640 euro. Se la comparazione avviene con un reddito da 65 mila, il vantaggio sale a 1.285 euro”.

Secondo questa analisi si dovrebbe avere un fatturato o un volume di affari che supera la soglia degli 85mila euro affinché le partite iva possano avere un vantaggio.

La riforma del nuovo governo riguarda meno di 150 ml partite iva che continuano a pagare più tasse dei dipendenti e i “vantaggi”, raggiungendo la soglia dei 65mila euro di reddito, in pratica potrebbero essere inesistenti.

“Rimangono i pregiudizi nei confronti di tutte le partite iva e degli autonomi che riguardano milioni di persone, la somma del cui fatturato costituisce il prodotto interno lordo del nostro Paese – conclude il presidente Filograna – ribadendo un concetto già espresso recentemente in una trasmissione televisiva nazionale.