La battaglia del grano

Navi cariche di grano, mais e semi di girasole hanno continuato a salpare lunedì dai porti ucraini nonostante il ritiro di Mosca, in seguito all’attacco di sabato al porto di Sebastopoli, dal programma di esportazione sicura di grano sostenuto dalle Nazioni Unite. 

La Russia ha accusato l’Ucraina di aver usato il corridoio alimentare per perpetrare l’attacco, ma l’ONU continua a negare.

“Nessuna nave, aereo o risorsa militare è al momento o è stata coinvolta a sostegno dell’iniziativa.

È vietato loro avvicinarsi alle navi da carico per più di dieci miglia nautiche, secondo le procedure concordate da entrambe le parti”, ha ribadito Martin Griffiths, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari e coordinatore degli aiuti d’emergenza in occasione della riunione del Consiglio di Sicurezza.

Timori o pretesti?

Mosca vuole invece garanzie che l’Ucraina non utilizzi il corridoio per l’esportazione di grano per scopi militari.

“La parte russa non può garantire la sicurezza delle navi civili che partecipano all’iniziativa del Mar Nero. Non vogliamo che altri atti di terrore vengano preparati da Kiev con il sostegno dei suoi sponsor occidentali“, ha affermato Vassily Nebenzia, ambasciatore russo presso le Nazioni Unite.

“Pertanto, siamo costretti a sospendere l’attuazione di questa iniziativa il 29 ottobre per un periodo di tempo non specificato”, ha aggiunto.

L’Ucraina sostiene che Mosca stia usando solo un “falso pretesto” per sospendere l’accordo.

La posta in gioco

La Turchia, sponsor dell’accordo insieme alle Nazioni Unite, insiste sulla necessità di continuare a parlare con tutte le parti per far sì che il grano continui a fluire.

Come ha annunciato in un tweet, il presidente ucraino ha detto al Segretario Generale delle Nazioni Unite che il suo Paese rimane impegnato a mantenere l’Accordo e a garantire la sicurezza alimentare del pianeta.

In tre mesi, l’Iniziativa sui Grano del Mar Nero ha portato quasi 10 milioni di tonnellate di grano e prodotti alimentari dalla Russia e dall’Ucraina al mercato mondiale, contribuendo ad alleviare una crisi alimentare che ha colpito duramente soprattutto i Paesi più poveri.

Fonte https://it.euronews.com