“Si” a Draghi con un piede al Sud

La caduta di Draghi è per l’Italia e gli italiani una vera sciagura se si pensa a chi potrebbe sostituirlo a palazzo Chigi: chiunque lo sostituirà, non avrà mai, dicono in Europa, le sue capacità, la sua preparazione, il suo carisma e la stima che i nostri partner europei nutrono in lui.

Personalmente Draghi, ottimo dal punto di vista economico, bancario e culturale in generale, non mi è sembrato altrettanto ottimo dal punto di vista della sua visione meridionalista.

Non ha parlato del Ponte sullo Stretto, affermando che non vi erano i tempi e dando il via all’ennesima valutazione dei costi e dei benefici, quando l’Europa intera ci chiedeva a gran voce la sua costruzione, come infrastruttura indispensabile alla crescita del Paese e del continente.

Infine devo ammettere con dispiacere e anche con molto disappunto che Draghi non ha mai parlato seriamente di un progetto per il mezzogiorno, se non nelle varie vetrine propagandistiche che la tv ci ha propinato ultimamente.

Non metto in dubbio il suo valore, ma certamente non mi metterei a piangere a dirotto, da meridionalista convinto come sono. Fra due mesi andremo a votare e ritengo che l’occasione sia quantomeno propizia al cambiamento: i partiti sono allo sbando, non sanno con chi allearsi, gli Italiani non capiscono gli strani comportamenti dei parlamentari, le frammentazioni di molti schieramenti, i continui cambi di casacca.

Molti Italiani non andranno a votare proprio perché certi passaggi politici sono incomprensibili e rivolti più a interessi personali che agli interessi del Paese.

Dobbiamo essere bravi ad intercettare questo elettorato, a spiegare che il non voto non serve a nulla; bisogna parlare alla gente con semplicità, spiegando i motivi del nostro impegno politico, presentando dei candidati nuovi e credibili con un programma facilmente comprensibile e facilmente realizzabile.

Bisogna parlare chiaro della necessità di una politica che favorisca la crescita del Mezzogiorno, che abbatta il gap strutturale tra nord e sud, che trasformi il sud nel secondo motore economico del paese.

Se riusciamo a far comprendere ai meridionali il nostro messaggio, non sarà difficile fare eleggere una nostra rappresentanza alla Camera o al Senato e da qui potrebbe iniziare il cammino verso la creazione di un’Italia nuova liberale e democratica.