È un “tutti contro tutti”, una continua polemica sul nulla. Ma a tutelare i cittadini chi ci pensa?
Nell’emergenza sanitaria, cui tutto il mondo è coinvolto, da qualche giorno si verifica che, tra emittenti televisive e social network, c’è un continuo “gioco” di notizie; un costante ed alquanto sconcertante ruotare attorno al problema, senza che alcun organo istituzionale, anche chi ne ha le più precise competenze, non prenda decisioni rigide e si attivi al fine di fare rispettare il proprio ruolo.
Ma qual è il problema? È solo uno; e si conosce. Si sa anche, che ci sono decreti (pure recenti…), con misure da rispettare e far rispettare. È un virus e si chiama coronavirus (per coloro i quali ancora non lo sapessero).
Il sindaco Greco, chiamato a dir suo da alcuni cittadini, si è recato all’ospedale Vittorio Emanuele di Gela per reclamare alcune situazioni. Durante la sua “immancabile diretta su Facebook”, con annessa raccomandazione all’operatore “di far vedere di essere in ospedale” (acuta accortezza), pronti via ha tuonato contro l’ASP di Caltanissetta perché ancora il reparto di malattie infettive non fosse operativo. Era tutto fermo. Con tutto ciò che qualche giorno fa, in un servizio televisivo, il reparto appariva nelle immagini “bello e pronto”.
Intanto era stato denunciato un caso da un cittadino, che, a suo dire, si sarebbe ritrovato in astanteria del pronto soccorso, “felicemente” in compagnia con altri cinque pazienti, alcuni dei quali sottoposti a tampone.
Dal canto suo, il manager dell’ASP di Caltanissetta, Caltagirone “giustamente” replica ai fatti accaduti ed alle dichiarazioni del sindaco, manifestando il proprio dissenso e comunicando che “fra qualche giorno” il reparto sarà disponibile, che le mascherine e l’occorrente per i sanitari è in continua fornitura e che si dovrebbe evitare di dare informazioni tendenti a sminuire il lavoro dell’ASP che lui rappresenta.
Ha anche aggiunto che: non vorrebbe che questa emergenza diventasse quasi una campagna elettorale di alcuni, per poi presentarsi alla fine e prendersi i meriti. Ma la cosa che lascia sgomento è che, rivolgendosi al sindaco, lo invita a non andare in ospedale a verificare come vanno i lavori.
Ed ancora il manager: “Posso dire che il reparto con venti posti letto dedicati al covid-19 e casi influenzali è operativo. Se il primario del pronto soccorso vuole allontanare un paziente può farlo trasferire in questo reparto fino all’esito del tampone. Sono procedure interne che vanno concordate tra il primario (Gaetano Orlando) e il direttore di presidio (Luciano Fiorella)”.
Ma insomma… “Sindaco, si chiedono tanti cittadini, lei è il responsabile della sanità locale, è il primo cittadino e deve tutelare la nostra salute; dove sono le ordinanze? Quelle che attivano processi, non autorevoli, ma decisi ed autoritari? Non possiamo semplicemente sapere che lei sa, e va per verificare. Ci chiediamo: sta agendo? Non bastano i “cosiddetti” blitz (giustamente) e le semplici ordinanze di divieto alla vendita di frutta e verdura per strada e di sanificazione (pulizia) delle strade, che, tra l’altro, dovrebbero essere estese in tutto il territorio. Vogliamo atti determinati, nel rispetto del ruolo che lei rappresenta. Siamo in emergenza e la città, già sofferente, chiede aiuto. Chiediamo sicurezza, controlli efficaci e capillari nelle strade. Vogliamo le mascherine, i guanti, i tamponi! Si, i tamponi! …. Tamponi per capire se vi siano contagi, anche per gli asintomatici; anche per coloro che usciranno dalle quarantene. Vogliamo garantire la nostra salute. Altre regioni si sono adoperate anche in maniera autonoma, addirittura coinvolgendo le università per produrre i reagenti per le analisi dei tamponi. Se si dice che non ci sono soldi, chieda aiuto all’ENI! Ed il Patto di stabilità che è stato “stoppato” per affrontare l’emergenza? Non si può combattere questa guerra solamente con lodevoli iniziative delle associazioni di volontariato che stanno facendo di tutto; sì di tutto! Anche a costo della loro salute”.
Chiaramente anche le opposizioni dicono la loro. Propongono di convocare una seduta consiliare permanente, con possibilità di alternare le presenze e di essere in rete fra di loro per confrontarsi; di rafforzare i canali di comunicazione del Comune per le segnalazioni necessarie dei cittadini, anche con una semplice casella mail dedicata all’emergenza.
Oltretutto si registra che: ad un gruppo di operai, che stanno finendo la quarantena in una casa di Manfria, tornati dalla Lombardia, autodenunciati e regolarmente registrati, non sono stati fatti i tamponi, tranne per uno di loro che si è sentito male ed è stato trasferito all’ospedale S. Elia di Caltanissetta, per poi essere rispedito nuovamente nella stessa casa insieme agli altri. Tutt’ora il ragazzo è in attesa dell’esito. E gli altri che si sentono abbandonati a sé stessi?
Intanto ieri è stato confermato il secondo caso positivo a Gela ed oggi il decesso di due gelesi in Lombardia; sembra proprio che la città non sia pronta ad affrontare l’attacco dei prossimi giorni.
Questa è una breve sintesi di alcuni fatti d’interesse comune, accaduti negli ultimi giorni a Gela, giusto per non entrare nei particolari. È necessario che i cittadini facciano una riflessione e si concentrino sulla cosa più importante che si deve tutelare: la salute pubblica e quella dei propri cari.
L’appello è sempre quello di autodeterminarsi, cioè: usare la propria testa in ottica di “bene collettivo” e rispettare le regole, come già in tanti, ma non tutti, stanno applicando.
“Per amore della mia città…”
Una cittadina gelese