Si tratta del vittoriese Giovanni Nicastro, 27 anni. Ad ammanettarlo sono stati gli agenti del Commissariato vittoriese e quelli della Squadra Mobile di Ragusa. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Gip presso il tribunale ibleo. Dallo scorso 24 marzo, si trova in galera il complice, Luca Giuseppe Di Paola, 23 anni, nato a Roma ma residente nella cittadina ipparina. Secondo le indagini, è stato proprio Nicastro a fare irruzione nel bar, mentre Di Paola lo aspetta all’esterno. Dalle immagini delle telecamere della stazione e del bar preso di mira, si vede l’arrivo dei due ragazzi, in sella ad uno scooter. Uno dei due aspetta sul motorino mentre l'altro entra nel locale, sparando un colpo di pistola che si conficca sul tetto. I bambini, in quel momento presenti all’interno del bar, vengono subito portati dietro al bancone mentre il titolare consegna la somma di 3000 euro che in quel momento aveva in tasca. Non pago, il rapinatore punta la pistola alla testa della cassiera (moglie del proprietario) che apre il cassetto per dare il contenuto. A quel punto, il titolare del bar ingaggia una lotta in difesa della consorte e il rapinatore spara un altro colpo che solo per caso non colpisce nessuno dei bambini ed altri avventori presenti in quel momento. Le serrate indagini della Squadra Mobile e del Commissariato hanno permesso di ricostruire le fasi della rapina ed individuare, in un primo momento, uno dei due malviventi. La strategia della Procura di Ragusa e degli investigatori è stata quella di convocare con un scusa Nicastro durante le fasi dell’arresto di Di Paola. Messi insieme in una sala d’attesa, i due rapinatori sono stati intercettati ed hanno ammesso le loro responsabilità. Proprio Nicastro era stato colui che aveva materialmente sparato i colpi di pistola mentre Di Paola aveva guidato lo scooter. Entrambi, chiusi nella stanza della Polizia, volevano aprire i cassetti per trovare armi da rubare ai poliziotti della Squadra Mobile. Ovviamente le armi in dotazione non sono state trovate. Inoltre hanno pianificato la fuga dalla finestra, non sapendo che qualora fossero riusciti a rompere i vetri, avrebbero trovato i poliziotti ad aspettarli perché nel contempo erano intercettati. Durante le intercettazioni i due criminali hanno ammesso le loro responsabilità, rimarcando i vari errori da loro commessi, come quello di non gettare la pistola e di averla custodita nell’azienda del padre. L’arma utilizzata durante la rapina è la stessa rinvenuta, lo scorso 24 marzo, presso l'azienda del padre di Di Paola. La comparazione balistica effettuata in uno speciale laboratorio della Polizia di Stato, ha tracciato gli stessi segni sui bossoli rinvenuti a terra nel bar e quelli sparati.