Reminder: Johannes Przygodda e Julia Hamos ospiti questa sera all’International Music Festival di Trecastagni

«Un violoncellista eccezionale: ogni frase che suona è straordinariamente musicale e profondamente emotiva. È raro ascoltare un artista così sensibile».

Così il noto direttore d’orchestra, Christoph Eschenbach, ha descritto il talento di Johannes Przygodda. Nato a Berlino, il ventinovenne, ha esordito sulla scena a soli otto anni nella Filarmonica della sua città dando avvio a una luminosa carriera che l’ha visto protagonista di molte formazioni, in special modo da camera.

Numerosi i concorsi europei e i concerti ai quali ha preso parte, prima di debuttare quest’anno proprio con il direttore d’orchestra polacco. In coppia con la pianista ungherese Julia Hamos, i due artisti internazionali saranno ospiti domenica 31 luglio alle ore 20.30 del Trecastagni International Music Festival, dove a fare da sfondo al cortile della Chiesa Madre di San Nicola (via Arciprete Domenico Torrisi, n°1) sarà l’Etna, che si erge maestosa in lontananza.

Anche la Hamos, a dispetto della giovane età, è fra le artiste più affermate del panorama odierno. Allieva di Sir András Schiff alla Barenboim-Said Akademie di Berlino e alla Kronberg Academy, dove di recente ha lavorato sulle opere di Beethoven con Daniel Barenboim, suonando poi in alcune delle sale da musica più prestigiose al mondo come il Lincoln Center di New York, la Pierre-Boulez Saal di Berlino, la Wigmore Hall di Londra e il Carnegie Hall sempre nella Grande Mela.

Per la stagione 2022-2023 aprirà in tutta Europa i concerti della “Building Bridges”, un programma promosso da Schiff per lanciare quei musicisti che si sono distinti in importanti concorsi. Sarà l’esecuzione integrale delle sei Suites per violoncello solo di Johann Sebastian Bach ad aprire il concerto.

Con il loro spessore strumentale e concettuale, le composizioni, sono espressione della tensione verso i confini del possibile strumentale, a queste seguiranno poi le Sette variazioni per pianoforte e violoncello WoO 46 di Beethoven su un tema da Il flauto magico di Mozart.

Pare che il compositore di Bonn si fosse recato a Vienna nel 1787 e fu lì che incontrò per la prima e unica volta Mozart. Al di là dell’aneddotica, però, Beethoven ammirava molto il modo in cui il musicista austriaco riusciva a mettere in relazione parole e musica, fu così che poco dopo la rappresentazione del singspiel all’Hoftheater di Vienna, all’inizio del 1801, scrisse le sue variazioni affidando il duetto di Pamina e Papageno a violoncello e pianoforte.

Chiuderà questa prima parte Trois Pièces per violoncello e pianoforte, scritti nel 1914 da Nadia Boulanger, una delle compositrici più influenti del XX secolo che con le sue tecniche innovativi insegnò a più generazioni di allievi tra i quali Leonard Bernstein, Aaron Copland, Philip Glass, Quincy Jones e Astor Piazzolla.

Il concerto riprenderà poi con l’Adagio e Allegro op. 70 di Schumann, composto nel 1849 per corno e pianoforte, anche se fin dalla prima esecuzione a Dresda si poté ascoltare con altri strumenti solisti come oboe, violino e violoncello.

Successivamente sarà la volta di Silent Woods di Antonín Dvořák, la cui stesura originale avvenne nel 1883 su richiesta di Fritz Simrock e delle Variazioni dal “Mose” di Rossini di Nicolò Paganini che concluderanno quest’interessante programma basato sul virtuosismo e sulle straordinarie doti di queste due stelle del panorama musicale mondiale.