La Sicilia “decolla”… a caro prezzo!

“Mai come adesso la Sicilia appare “isolata” dal resto del continente: trovare un posto in aereo è impresa ardua; insicurezza e angoscia si mescolano al caro prezzo del biglietto”.

A scriverlo è Salvatore Giunta, Consigliere Nazionale Unità Siciliana LE API.

“A tutto questo bisogna aggiungere, per il contenimento del contagio, le misure rigide e le restrizioni legate alla distanza sociale. Ci si rende conto di conseguenza di quanto la Sicilia sia distante dal resto d’Italia. E non è una distanza virtuale, è una distanza reale, culturale, sociale ed economica oltreché chilometrica.

A distanziarci è un’economia a due velocità che si traduce in una arretratezza soprattutto nelle infrastrutture che subiscono un ritardo incolmabile di decenni rispetto al resto d’Italia: linee ferrate  fatiscenti, una politica aeroportuale non inserita in un sistema che preveda sinergie con i circuiti turistici, autostrade che sembrano piste automobilistiche (da Caltanissetta a Palermo abbiamo contato ben 8 deviazioni in appena 90 chilometri), ponti e viadotti che crollano con drammatica frequenza e porti non dotati di strutture complementari di servizio”.


“La situazione infrastrutturale della Sicilia è veramente drammatica, da terzo mondo! I disagi colpiscono tutti i siciliani, ma soprattutto i giovani, gli studenti, le famiglie che si trovano ad investire somme da viaggi intercontinentali per raggiungere Roma o Milano, sempre che si trovi un posto!

È notizia di oggi che AIitalia ha sospeso i voli dal “Vincenzo Florio” di Birgi verso Roma e Milano. Nonostante anche la Sicilia abbia “pagato” i cospicui finanziamenti statali ricevuti da Alitalia, l’isola viene considerata come una colonia da sfruttare, senza concedere altro che un aumento drammatico dei prezzi dei voli.

Tutto questo deve finire! Unità Siciliana LE API invita il governo nazionale a voler intervenire con la massima sollecitudine per approvare in via definitiva il disegno di legge regionale che riconosce il disagio per la condizione di vivere in un’isola soprattutto per la mancanza di Infrastrutture.

L’Italia ha oggi a disposizione i fondi europei per circa 200 miliardi di euro che, se impiegati con giudizio e onestà, possono cambiare il volto della Sicilia, possono, nel giro di qualche anno, portarla ai livelli degli standard europei per quanto riguarda infrastrutture e occupazione.

Non siamo convinti che l’attuale Governo Siciliano abbia le carte in regola per affrontare con determinazione i problemi atavici della nostra regione per cui occorre che i siciliani si affidino a forze politiche nuove che credono nel rispetto della identità del popolo siciliano, nella centralità politica del Mediterraneo, nell’urgenza della piena attuazione dello statuto speciale e infine nella piena ed effettiva perequazione delle infrastrutture e dei servizi come strumento essenziale per la crescita economica civile e sociale del territorio siciliano e dell’intera Nazione”.