La scuola ai tempi del Coronavirus

Ognuno di noi è coinvolto, a qualche titolo, con la famigerata “didattica a distanza”. La scuola, la tanto cara, odiata, premiata, ignorata, vituperata scuola… ha subito un cambiamento epocale a causa della situazione legata al Covid-19.

E se per decenni interi si era prospettata la possibilità di integrare una scuola reale con un’altra virtuale, se per tanto tempo si era parlato di completare il percorso didattico attraverso videolezioni, contributi audiovisivi, allegati, adesso è arrivata la svolta. Imprevista, forse traumatica, controversa, ma è arrivata.

Chi scrive è un insegnante. E non è questa la sede dove discutere se e quanto bene sia stata organizzata, nella dinamica sempre aperta tra autonomia delle singole scuole e decisioni governo centrale. Sicuramente, è una rivoluzione. Fare gli esami di terza media, comodamente seduti sulla sedia della propria cameretta, è una cosa inimmaginabile fino a qualche mese fa.


Adesso è realtà: genitori che assistono alle lezioni dei figli, insegnanti che videochiamano i genitori, studenti che scrivono email al prof come fosse un loro vecchio amico, consigli di classe che sembrano più che altro una rimpatriata (virtuale!) tra vecchi compagni di Liceo…

Realtà 2.0? Saranno i posteri – come sempre – a dare risposte certe. Noi sappiamo che questo 2020 sarà ricordato per un’evoluzione (qualcuno dirà: regresso) dei rapporti scolastici. Le videolezioni sono un piccolo palliativo alla sete di conoscenza degli studenti più meritevoli, sono poca cosa per la voglia di insegnare dei docenti, sono sciocchezze (comunque ed in ogni caso) per quegli studenti svogliati. Ed è ovvio che il desiderio di tornare a scuola a settembre sia alto: da parte degli uni e degli altri. Però – non dimentichiamolo! – la salute e la sicurezza viene al primo posto.

Nessuno di noi ha ricette magiche da condividere con chi prende certe decisioni quantomai delicate. Ma l’auspicio con cui mi sento di chiudere questo mio intervento, è di avere consapevolezza piena della scuola, delle sue difficoltà logistiche, della realtà, prima di prendere decisioni seduti dietro ad un bel tavolo.

Giovanni Manna