I misteri della mente nel nuovo saggio “Neuroestetica – Bellezza, arte e cervello”

Siete mai entrati in empatia con una particolare opera d’arte che vi ha fatto provare emozioni e sensazioni fino a immedesimarvi con essa? Perché proviamo turbamento dinnanzi ai terrificanti denti aguzzi dello squalo di Damien Hirst, mentre ci sentiamo rassicurati di fronte ai soffici oggetti che richiamano all’infanzia, nell’arte di Jeff Koons?

Perché la Guernica di Picasso, attiva particolari aree del cervello e le geometrie fluttuanti dell’archistar Zaha Hadid ci fanno sperimentare la sensazione della forza di gravità? Il transumanesimo sarà il limite ultimo dell’arte o l’inizio di una nuova fase nella storia dell’umanità? 

NEUROESTETICA – Bellezza, arte e cervello (Nuova Ipsa Editore) risponde a queste domande svelando i segreti del nostro cervello alla base di emozioni e percezioni e di come queste influenzano i nostri comportamenti.


Dall’introduzione: 
 “Introdurre alla lettura di un libro sulla neuroestetica non è cosa facile, soprattutto quando la disciplina di cui tratta è alquanto nuova e, complicazione aggiunta, quando in essa si fondono le due “anime pure” dello scibile umano: l’arte e la scienza.

Questo libro non vuole avere la pretesa di trattare argomenti specifici riservati allo storico dell’arte, né essere un freddo resoconto statistico, di una serie di studi scientifici sul funzionamento del cervello umano. I primi, ben argomentati nei domini propri dell’estetica e della storia dell’arte, hanno accumulato nel tempo un corpus di conoscenze, al quale siamo ossequiosi e riconoscenti, per averci dato l’opportunità di ereditare i concetti basilari dell’apprezzamento estetico rivolto all’opera d’arte.

Il metodo scientifico poi, è stato la guida che ha tenuto fermo il timone del nostro viaggiare tra i perigliosi flutti di questo nuovo oceano di nozioni, ancora tutto da esplorare, la neuroestetica appunto. 

Se fino a qualche decennio fa si poteva disquisire filosoficamente sul fatto che “la bellezza è negli occhi di chi guarda”, con le nuove tecnologie che permettono di analizzare il cervello mentre osserva o compie delle azioni, il concetto di bellezza si è spostato dagli occhi al cervello.


Questo nuovo paradigma percettivo ha preso la forma di una definizione precisa nel 1999, quando il neuroscienzato britannico Semir Zeki, docente di neurobiologia all’University College di Londra, famoso per i suoi studi sulle basi neurali della creatività e dell’apprezzamento estetico dell’opera d’arte, pubblica il libro La visione dall’interno. Arte e cervello, nel quale definisce i concetti alla base della neuroestetica.

Una nuova disciplina nata dalla costola delle neuroscienze, che grazie al suo approccio interdisciplinare, vuole porre fine, nelle intenzioni di Zeki, alla separazione tra mondo scientifico e mondo umanistico, coniugando in un unico alveo cognitivo il concetto di bellezza come intimo e imprescindibile rapporto tra estetica e neurofisiologia della visione.

Gli stessi propositi citati quattro anni prima da due scienziati italiani, il neurobiologo e direttore dell’Istituto di Neuroscienze del Centro Nazionale delle Ricerche (CNR) Lamberto Maffei e la fisiologa Adriana Fiorentini, dell’Università di Pisa, autori del testo Arte e cervello…”


ANGELA SAVINO. Docente incaricata presso l’Università degli Studi Roma – Tor Vergata. Storica dell’Arte, esperta in Gestione e Tutela dei Beni Culturali e Archeologici, autrice di numerosi progetti architettonici e curatoriali, basati sui concetti di neuroestetica e psicologia della visione. Allieva di Mino delle Site, uno dei maggiori esponenti dell’Aeropittura futurista, e di Nato Frascà fondatore della Psiconologia, disciplina che studia la psicologia delle forme in campo artistico. 

OTTAVIO DE CLEMENTE. Docente incaricato presso l’Università degli Studi Roma – Tor Vergata. Responsabile delle procedure informatiche di progetti di ricerca in ambito sanitario. Dopo gli studi di medicina classica, si specializza in divulgazione scientifica e processi andragogici.