Coronavirus: dalla mancanza di assistenza telefonica alla mancanza di chiarezza sui tamponi

Prima criticità: mancanza di assistenza telefonica alle persone che si trovano in quarantena.

Seconda criticità: mancanza di chiarezza sui tamponi (data di esecuzione). A molti, dopo 20 giorni oltre la quarantena, non è stato comunicato quando fare il tampone.

Terza criticità: i risultati dei tamponi effettuati vengono comunicati ai soggetti in tempi relativamente lunghi, con la conseguenza che alcuni rischiano la perdita di lavoro, altri non riescono a spostarsi per sottoscrivere un nuovo contratto di lavoro e altri, ancora, hanno grosse difficoltà a reperire beni di prima necessità.

A denunciare queste criticità è Michele Curto, Coordinatore delle Associazione di Volontariato del Distretto Socio Sanitario di Gela, di comune accordo con i componenti del coordinamento, firmatari della denuncia, tutti appartenenti ad Associazioni di Volontariato del territorio.

“Da quando investiti di attività di carattere emergenziale causa CORONAVIRUS, – dichiara Curto – sia lo scrivente che la Prof.ssa Angela Lo Bello, Presidente dell’Associazione FARC& C, hanno messo a disposizione i propri numeri di telefono, assieme ad altri numeri di telefono di supporto al Comune di Gela, a disposizione delle persone per le informazioni riguardanti iniziative di carattere assistenziale (buoni spesa, consegna pacchi alimentari, situazione di quarantena, ecc.)”.

E continua Curto: “sia lo scrivente, che la Prof.ssa Lo Bello hanno lamentele di carattere emergenziale che, secondo il Coordinamento, risultano meritevoli di attenzione”.

Ed ancora continua la nota diffusa dal Coordinamento delle Associazioni di Volontariato:

E’ da sottolineare il fatto che alcuni soggetti in età lavorativa corrono il rischio di trovarsi in situazioni di disagio con le Aziende, che a loro volta devono sopperire alla mancanza di manodopera assunta, ma in quarantena e quindi impossibilitata a svolgere le mansioni per le quali erano stati assunti.

Abbiamo avuto anche segnalazioni da chi, per via della quarantena forzata oltre i termini stabiliti, ricevono proposte di re-immissione nel mondo del lavoro, ma non possono spostarsi per sottoscrivere il contratto.

Le limitazioni della libertà personale, sempre riferite alle persone costrette ad rimanere presso le proprie abitazioni, comportano seri problemi a reperire generi di prima necessità.

Inoltre, ci corre obbligo evidenziare che una soluzione per tutti coloro i quali sono in quarantena sia essi positivi o non, potrebbe essere la sistemazione di questi soggetti in immobili adeguatamente preparati per l’emergenza con stanze singole. Pensiamo ad esempio ad eventuali residence o altre strutture idonee.

In questo modo si può pensare di assicurare: un’ottima assistenza sanitaria, che può essere giornaliera, con medici ed infermieri in maniera fisica o da remoto; una facilitazione nel reperire i beni di prima necessità, con l’aiuto dei gruppi associativi e di volontariato, agevolando controlli da parte degli organi proposti al fine di evitare che soggetti risultati positivi o in attesa di tampone, vagano per la città in cerca di approvvigionamenti.

Si specifica, infine, che oltre al Comune di Gela anche il Comune di Niscemi è stato coinvolto da tale criticità. Questo è stato riscontrato grazie alla presenza di Associazioni che operano nel nostro territorio e che hanno raccolto testimonianze di persone che hanno subito e subiscono tali situazione“.